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Pesca della Ricciola a Traina
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Testo di  Davide Castellano
Fotografie di  Davide Castellano
Data Pubblicazione  10/04/2005

La Ricciola è uno dei pesci più forti, testardi e potenti, supera in vitalità anche il tonno rosso. La Ricciola non effettua lunghe fughe ma è talmente potente che quando cerca di raggiungere il fondo c’è poco che tenga.
Bisogna assecondarla, forse è meglio lasciarla sfogare che trattenerla
La prima cosa che cerca di fare quando si sente trattenuta è di strofinare il muso contro gli scogli per liberarsi dal fastidio.
La tattica che uso, in caso di ferrata di un grosso esemplare è quella di trascinarla letteralmente su un fondale alto prima di iniziare a pomparla.

Ho avuto più volte l’impressione che quando sono grandi quasi non capiscono di essere trattenute e continuano a camminare come se niente fosse.
È questo il momento di portarla quasi al guinzaglio in un punto profondo e iniziare a recuperarla. Sarà un alternarsi di fughe e di recuperi fino a quando la Ricciola non mostrerà il fianco sfinita, pronta per essere raffiata.

Ha un modo di aggredire le esche tutto particolare, o almeno è particolare la reazione della canna quando mangia la Ricciola. Un fremito, una vibrazione che si trasmette ai recettori delle nostre emozioni. È un qualcosa che ti rimane dentro, è diversa da qualsiasi altra toccata.
Alla fine del combattimento, quando ti siedi stanco nel pozzetto, la cosa che ricorderai per sempre è quella vibrazione fortissima, indelebile.

Nel nostro mare (Tirreno) la troviamo quasi lungo tutte le coste, ma la sua concentrazione è alta nei paraggi delle isole ed in tutti quei posti dove le differenze batimetriche si alternano freneticamente. La ricciola non compie delle vere e proprie migrazioni, ma si muove in funzione della temperatura dell’acqua che deve essere costante. Durante i mesi invernali si mantiene in profondità.
Ho la sensazione che più o meno si mantiene sempre negli stessi posti, caccia però a quote diverse.

Per catturare una grande ricciola serve l’esca viva. Non ho mai catturato una ricciola più grande di 2/3 kg con l’artificiale.
Aguglia in primis, cefali e occhiate oltre ai sempre graditi calamari e seppie sono le esche vive principali.

Personalmente uso quasi sempre il sistema del piombo guardiano ma anche con l’affondatore ho avuto bei risultati.
L’affondatore è utile quando si pesca a profondità superiori ai 25/30 metri.
Bisogna stare attenti e seguire le degradazioni del fondale, per questo sono indispensabili l’ecoscandaglio e il gps cartografico.
Le secche lontane dalla costa sono il terreno di caccia preferito delle ricciole che agiscono in una vasta area.

Se le ricciole sono in caccia l’attacco alla nostra esca sarà immediato, è un pesce molto aggressivo. Dal modo in cui attacca l’esca si può essere in grado di capire se il branco è in caccia oppure no.
Se la ricciola è in caccia avrete uno strike che difficilmente dimenticherete.
Se la ricciola non è in caccia l’attacco sarà lento per poi diventare rabbioso e potente quando capirà di essere trattenuta.

Inutile ricordare che le ore migliori per la traina a questa regina del mare sono l’alba e il tramonto.


Nella Foto: Io e Francesco con una Ricciola

Attrezzatura
Personalmente ho catturato Ricciole di 15/20 kg con una canna 2/16 libbre, multifibra 50 libbre, terminale dello 0,60 doppiato sugli ami, ami del 5/6/7 0.
Sarebbe però preferibile per chi ha la possibilità di optare per una canna 6/25 o similare.
Il combattimento potrebbe durare di meno con meno stress per tutto.

Una raccomandazione per gli ami; sono da preferire quelli a gambo corto, il diametro del filo dell’amo deve essere notevole.
Quelli a gambo dritto mi sembrano più penetranti.

La cosa importante è la ferrata. Deve essere potentissima, al limite dello spaccamento di tutto, se no l’amo non entra bene e può aprirsi se non spaccarsi.
Sono importanti i primi metri di recupero, è li che la ricciola deve capire di non avere scampo. Appena dopo lo strike due o tre pompate per sollevarla dal fondo di quel tanto che basta per trascinarla via dagli scogli.
Attenzione a quando arriva sotto bordo a pancia in su, tenterà di dare lo strappo finale. Dovete essere maestri con il raffio, dovete sollevargli la coda dall’acqua, raffiatela all’inizio del terzo finale.

Se la volete rilasciare invece, tagliate il terminale appena sopra l’amo che la trattiene, fatela ossigenare trattenendola per le branchie e appena inizia a scodinzolare rilasciatela. L’amo conficcato nella sua bocca si disintegrerà in pochi giorni.

Una raccomandazione
Le ricciole crescono in funzione di quello che mangiano, esemplari nati lo stesso giorno, a distanza di mesi possono differenziarsi per diversi chilogrammi di peso. Una ricciola di 5 kg può essere nata lo stesso giorno di una di 8/9 kg. Osservatene bene il colore, una livrea giallognola ne indica uno stadio giovanile e non riproduttivo, una colorazione rosata ne indica invece uno stato adulto indipendentemente dal peso.
Quelle giallognole liberatele, preserverete meglio il posto di pesca.
Grande esca grande pesce, sempre e comunque applicate questa regola per preselezionare il pescato.


Nella Foto: l'ormai maestro Tonino con una Ricciola

Considerazioni sui fattori climatici
Conoscete quelle giornate di calma piatta, dove il sudore la fa da padrona, l’acqua sembra uno specchio e la superficie è liscia come l’olio?
Bene, alla prima refola di una leggerissima brezza che increspa l’acqua a chiazze, è quello il momento in cui meno te lo aspetti e la distrazione ha preso il sopravvento e la sigaretta inizia a farti schifo, che parte la vibrazione di cui vi ho parlato.
L’aguglia o l’altra esca viva che state trainando, inizia a vibrare per la paura. La ricciola sta arrivando, uno, due, tre, quattro …….. striiiiiiiiiike.
Vi troverete inconsciamente canna in mano a decidere quando è il momento di far sentire alla ricciola che ci siete anche voi.

Confidenza
La prima volta che ho pescato con la canna e non con la lenza a mano, quando è partita la canna, sono rimasto inebetito ad osservarla, mi tremavano le gambe e non mi sarei mai alzato dalla panchetta se non fosse stato per uno scappellotto di zio Tonino che mi diceva: "uagliò, ma allora si scem’o veramente?"
A distanza di venti anni lo ricordo come se fosse oggi e per pura scaramanzia mi siedo sulla stessa panchetta nella stessa posizione come allora pure oggi.
A proposito, ho preso la barca nuova e non vedo nessuna panchetta in quella posizione, comincio ad innervosirmi.
 



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