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Testo di  Domenico Demuru
Fotografie di  Domenico Demuru
Data Pubblicazione  24/08/2008

Sono trascorsi ormai tre mesi dall'apertura e finalmente si presenta un fine settimana con condizioni atmosferiche perfette per praticare lo spinning  in torrente.

Quando la scorsa estate sono tornato a Posada, dopo ben dodici anni di esilio in quel di Parma, speravo di ritrovare degli inverni miti e soleggiati, ma quello appena trascorso mi ha regalato solo pochi sprazzi di bel tempo. Nel fine settimana, quando la maggior parte di noi pescatori può dilettarsi all'amato hobby, il sole puntualmente spariva dando spazio alle perturbazioni che pareva si dessero appuntamento sulla Sardegna.

Certo questo non ha bloccato né me né il mio amico Antonio, ma le giornate primaverili hanno fatto sbocciare anche in noi uno spirito diverso. La primavera ormai brilla, i campi sono un tripudio di vita in un'esplosione di colori. Le acque ormai impetuose dell'inverno stanno lasciando spazio alle placide correnti ed i torrenti tornano a ripopolarsi di vita e ciò non fa che stimolare l'istinto predatorio dei pesci .

La bella stagione, come detto, sta iniziando e le acque iniziano puntualmente a scaldarsi e inevitabilmente i salmonidi tenderanno a salire verso monte alla ricerca di acque fresche ed ossigenate. Dunque i tipici corsi d'acqua di montagna, caratterizzati da flussi più sostenuti e con acque spumeggianti sono i luoghi che dovremmo privilegiare nella parte più calda della stagione. Incoraggiati dalle buone notizie meteo che ci giungevano da più parti, il venerdì sera ci incontriamo per l'ultimo briefing allo "Zanzibar caffè" del nostro amico Paolo e decidiamo di calpestare le rive del torrente che attraversa il comune di Bitti (NU).

Molte persone ci avevano detto un gran bene di questo torrente, ma come San Tommaso, se non vediamo non crediamo. In questa battuta di pesca per fortuna ci accompagna il mio fraterno amico Ivan Maurelli che condivide con me la passione della pesca da quando avevamo cinque anni. Purtroppo il lavoro non gli consente di pescare così frequentemente, ma quando si presenta l'occasione si trasforma in un "terminator" di pesci.

Mancano alcune ore all'alba e Posada avvolta dal calore delle mille luci, che illuminano la rocca ed il suo castello medioevale, è già alle spalle. Ancora intorpiditi dal sonno, iniziamo a discutere su quali artificiali poter usare nel nuovo torrente. Non avendo mai pescato in questo corso d'acqua, ed avendo solo delle scarse notizie sulle sue caratteristiche, siamo assai spiazzati.

Sappiamo che il torrente è assai stretto nella maggior parte del suo letto e solo raramente si apre in spazi più larghi per formare delle pozze più profonde. Anche la vegetazione ci hanno detto essere molto fitta, e raramente la luce solare illumina direttamente l'acqua, lasciando alle ombre il dominio della superficie.

Tra me ed Antonio nasce subito una disputa. Secondo i dati a nostra disposizione, io partirei con un Black Fury della Meps dalla paletta nera, mentre il mio amico insiste sull'utilizzo del buon vecchio Martin paletta argento. Il fulcro del discorso risiede sul fatto che riflessi altamente sgargianti, dovuti ad una paletta argento in una giornata soleggiata, possono indurre un forte sospetto nel predatore e spingerlo ad evitare l'attacco.

Una paletta scura o del tutto nera, come quella dell'artificiale francese, riduce al minimo gli scintillii luminosi emettendo a frequenze più basse e comunque alquanto accattivanti.

Il rotante della famosa casa italiana però ha la particolarità di avere il foro di innesto della paletta lungo l'asse della stessa, perciò soprattutto dove la corrente è più sostenuta, riesce a compiere più rotazioni ad una frequenza molto maggiore. Dopo continui scambi di opinione decidiamo alla fine di rendere più eccitante la giornata con una sfida che riguarderà l'utilizzo dei soli artificiali di cui abbiamo vantato l'efficacia. Ovviamente l'ultima parola verrà data al numero delle catture che riusciremo a mettere insieme nell'arco della giornata.

Ivan invece rimane sulle sue e decide di non partecipare a questa gara montando degli artificiali fluorescenti tipo "Aglia Fluo", di colorazione gialla o arancio. E' del parere infatti che le recenti, sebbene poco intense piogge, possano aver velato l'acqua tanto da rendere necessario l'utilizzo di colori più vistosi ed accattivanti.

Ci siamo; dopo un lungo pellegrinare arriviamo finalmente sulle sponde de torrente.

Il canto degli uccelli, nessun rumore associabile alla presenza anche lontana dell'uomo, mi porta a pensare ad un vero paradiso per i pescatori. Mentre inizio ad indossare il gilet multitasche, mi accorgo che Antonio e Ivan hanno già montato l'artificiale sulla lenza e si accingono a discendere verso il torrente.

Anche sulla lunghezza della canna abbiamo opinioni differenti; io ho con me la mia cara shimano "Perfection" da 2 metri e 70 cm, mentre Antonio ed Ivan utilizzano la "Tecnhium" da 1 metro e 80 cm della stessa casa giapponese. La comodità di una canna corta è senza ombra di dubbio più comoda quando ci si deve addentrare nella fitta macchia mediterranea, ma perde in efficacia davanti ad una canna di lunghezza superiore quando si cerca di far viaggiare l'artificiale verso il centro del fiume.

Arriviamo sulle sponde con la massima cautela, perché le trote si nascondono quasi sempre sotto riva cercando di evitare il centro del torrente dove i flussi sono più impetuosi. Spesso non si è abbastanza prudenti e per la fretta di iniziare si calpesta con troppa foga qualche masso di troppo, spaventando inevitabilmente le trote che schizzano via impaurite da sotto i nostri piedi. Sarebbe di regola cercare poi di percorrere il fiume da valle verso monte poiché le trote hanno il muso rivolto verso la corrente, evitando così di entrare nel loro campo visivo.

Un'occhiata al torrente e gli spot migliori sono già individuati. Subito tutti e tre osserviamo che l'acqua non è ancora cristallina, ed in alcuni canali più profondi la corrente è ancora accelerata. Ci adeguiamo subito alla situazione montando artificiali sufficientemente pesanti; i Meps numero 3 od i Martins numero 6 hanno certamente la grammatura ideale ma decido di usare un Black Fury modificato.

Ho difatti preventivamente preparato, per situazioni come queste, alcuni artificiali smontando la paletta e rimontandola su corpi centrali più pesanti di artificiali numero 4 o addirittura del numero 5 (quelli più propriamente usati per lucci). Anche l'ancoretta sarà di dimensioni adeguate e non certamente spropositata per la bocca dei pesci.

La prima mezz'ora passa senza alcun segno particolare. Una trota di dimensioni ridotte viene allamata da Antonio ma poi il nulla più totale. Siamo scoraggiati dal fatto che non si osserva nessun movimento in acqua, ne bollate in superficie ne inseguimenti agli artificiali. Il sole inizia ormai a scaldare e con lui sorge "un giorno di pesca" del tutto nuovo. Le trote sembrano uscire dal torpore del freddo notturno e d'un tratto è tutta un'altra musica. Ivan fa strike allamando una stupenda fario da 59 centimetri subito seguito da Antonio che poco più in là, in un tratto di acqua più placida, fa secca una trota da 40 centimetri.

La lotta e dura poiché lo spazio in cui lavorare il pesce è assai ristretto a causa della vegetazione e degli alberi sommersi, ma la classe non è acqua e la belva è issata con successo. Mentre faccio le foto di rito, Ivan fa una tripletta pescando altre due trote che sembrano gemelle, 45 e 42 centimetri. Un quarto d'ora niente male; per gli atri però! Io sono ancora a secco.

Osservando le belle catture dei miei amici mi decido ad usare un artificiale che richiami i tratti principali di quelli che usano loro. Lego allora un Black Fury con paletta che ha la sola faccia anteriore di colorazione nera, mentre il retro è argento, ed i pallini sullo sfondo scuro sono arancio fluorescenti.

La scelta si rivela subito eccezionale. In una buca profonda con corrente sostenuta, dietro un masso semisommerso mi aspetta una preda di quelle che non si scordano tanto facilmente. Lancio verso valle e faccio lavorare il rotante con la sola forza della corrente, senza forzare il recupero. Non ho il tempo neanche di ferrare che la trota è in canna. Un salto, un secondo ed ancora un terzo, ma è ancora allamata.

Non posso dare troppa lenza perché il luogo angusto e ristretto potrebbe vanificare la mia cattura. Un po' di calma e sangue freddo mi aiutano a stancare il vivace salmonide e ben presto una fario da mezzo metro è guadinata. Per fortuna anch'io ho avuto la mia emozione di giornata e la mia meritata fotografia con una bella preda da quasi 1,8 kg.

Le emozioni per fortuna non finiscono qui. Belle catture si susseguono una dietro l'altra con la menzione particolare di una fario pescata da Ivan che supera i 2 kg di peso, sebbene sia di "soli" 49 centimetri. A fine mattinata la sfida tra gli artificiali non ha visto un reale vincitore, poiché tutti si sono mostrati efficaci sebbene in contesti diversi.

In acque profonde e più oscure i Black Fury e gli Aglia Fluo l'hanno fatta da padrone, mentre in acque più basse e con più luminosità il luccichio dei Martins dalla paletta argento ha avuto la meglio.

Superato il mezzodì quando ormai le trote sono tornate nella tipica apatia pomeridiana, contiamo un numero di catture elevato, tutte regolarmente rilasciate, certo non tutte menzionabili per dimensioni e peso, ma sicuramente per le forti emozioni che ci hanno regalato.

Domenico Demuru
 



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