Abbiamo già parlato di quanto il disegno del fondo influenzi
le onde e le trasformazioni, solo un declivio regolare infatti, produrrebbe un
solo grande frangente parallelo a tutta la riva. In questo caso individuare la
zona di pascolo sarebbe veramente semplice, si troverebbe infatti in prossimità
dell’ultimo frangente, ma la realtà è diversa.

La regola si compone di spiagge molto irregolari,
motivo che rende problematico rilevare l’esatta posizione del deposito
detritico. Ecco venirci in contro i settori di
pesca, che con i loro parametri, ormai gergo comune nel surfcasting,
offrono uno strumento indispensabile nella chiave di lettura.
Punta di sabbia,
canalone, settore
rettilineo, sono i cosiddetti settori
primari, in pratica quelli che si affrontano a viso scoperto.
Foce, misto,
baia riparata, sono invece
soluzioni di ripiego, che aiutano a gestire sia
l’eccesso sia la mancanza d’onde.
Ma non è tutto così semplice, poiché a confondere gli occhi
ci pensano i banchi di sabbia, in altre
parole delle prominenze del fondo (in parte stabili)
che deviano il moto ondoso e le correnti.
Li troviamo qua e là, mischiati ai settori, e sono da scartare per la loro
congenita sterilità.
Analizziamo ora in dettaglio i
Settori
Punte di sabbia
Indirizzando il nostro sguardo lungo la battigia, questi
settori si presentano come delle lingue di sabbia che avanzano verso il mare.
Sono quindi le prominenze più marcate della spiaggia, e la loro caratteristica è
un pendio poco ripido; l’onda scava lungo i suoi bordi ed apporta al centro,
riempiendo.
La fertilità superiore è quella proposta dai due lati.
Il Canalone
Accanto alla punta c’è di solito il canalone; si tratta di un
settore tra i più ambiti dal surf castman. Osservando ancora la riva di profilo,
il canalone si annuncia come una rientranza, una vera e propria ansa. Tra tutti
questo settore e contraddistinto da una profondità molto elevata, evidenziata
sulla riva da una pendenza molto ripida della scarpa.
Cambiando i punti
d’osservazione, e disponendoci frontalmente verso il largo (al centro del
canalone) si può notare una larga autostrada tra le onde, dove le onde non
sbiancano. Solo sulla riva si raccoglie ed esplode una grande onda, segno di
un’energia ancora totalmente integra e non dissipata dal basso fondale; di fatto
il canalone e la sua “strada” sono i punti più profondi. E’ facilmente
desumibile come l’opera di scavo delle onde sia elevatissima, dovuta sia alla
forma della culla (le correnti scavano al centro e depositano ai lati) sia al
declivio della scarpa, su cui dapprima si arrampica, successivamente vi
precipita una massa d’acqua senza pari.
Il Settore Rettilineo
Questo è il punto più evidente di tutta la spiaggia. La
riva è rettilinea ed anche il fondo degrada uniformemente; di conseguenza i
frangenti si muovono verso la riva uniformi e paralleli, assumendo l’aspetto di
un’unica striscia spumeggiante.

Ma il mare ci ha insegnato che le regole non gli piacciono, e siamo spesso
costretti a soluzioni di ripiego per fronteggiare quelle situazioni in cui i
settori principali sono inaccessibili
Soluzioni non belle ma utili
Ad esempio, dopo tante onde, suona a controsenso parlare di mare calmo, eppure
sappiamo l’italian-surfista ci deve fare la bocca: deve abituarsi, in virtù
della giornata di pesca nella giornata comandata; sarebbe bello andare solo
quando Eolo ha indetto un concerto per soli “oboe“. La grande festa al sabato
può trasformarsi in noia mortale: che si fa?
Si esce o si resta? Se si, ebbene
occorre far conoscenza con i settori alternativi.
La Foce
Quando il corso d’acqua dolce stringe la mano al mare, è quello il
punto in cui si crea il micro-cosmo, fatto di cefali (le pietanze) e di spigole
(i clienti). Rappresenta quindi un ristorantino autonomo, non alimentato
direttamente dalle onde, a cui può tranquillamente rinunciare.
Non abbiamo altro
da fare che aggiungere una pietanza, bella viva ed arzilla, ed attendere
alimentati dalla possibilità del grosso incontro. Al di là di questo ci sono
tante altre possibilità, offerte dal continuo brumeggio del fiume o del corso
d’acqua dolce; ma vuoi mettere?
Che cosa è una spigola, o una grossa ombrina a confronto di qualche scheggia?
Settore Misto
Questo settore deve il suo nome alle chiazze di roccia (più o
meno dense) presenti sul fondo sabbioso. Anche lui possiede il suo habitat,
fatto di prede stanziali che, pur non attratte dalle onde, escono sul loro sito
per un frugale break-fast. Ci sono tane e piccoli organismi, motivo più che
sufficiente per perdere la diffidenza ed uscire in caccia: in questa situazione
non vedo perché le nostre esche dovrebbero andare snobbate.
Ma il mare può talvolta essere
troppo generoso, ed il troppo (come sappiamo) storpia
Così è una mareggiata forza 7-8, proibitiva per tutte le spiagge,
poiché la distanza che separa la riva dall’ultimo frangente diventa
irraggiungibile; per non parlare dell’inutilità del tentativo. Ecco quindi un
nuovo settore che ci toglie le castagne dal fuoco.
La Baia Riparata
Questa è generalmente una spiaggetta angolata, di anche 90°
rispetto il fronte della perturbazione e quindi dalle onde; meglio ancora se
incastonata tra uno o due promontori.
La “rifrazione” e cioè la curva a cui
debbono sottoporsi le onde, ha come fulcro il promontorio, il quale causa un
notevole rallentamento della massa d’acqua in movimento.
Il risultato sarà
quindi il cosiddetto “mare riflesso”, un frangente spettacolare e perfettamente
parallelo alla riva; per lo più non eccessivamente distante: circa 70-80 metri dalla
riva. Una situazione veramente comoda ottenuta (a dispetto) di una altrettanto
ostile.
Dedicheremo adesso qualche
attenzione all’eterno conflitto interpretativo (e di rapporto) che il surf
castman ha con un banco di sabbia
I Banchi di Sabbia
I banchi sono il
risultato di un fenomeno d’addensamento del fondo, dovuto ad una netta
differenza di sabbia rispetto al rimanente letto della spiaggia.
Una maggiore
consistenza e peso, dei grani di cui sono composti i banchi, rende quest’ultimi
meno soggetti alle “migrazioni” create dalle correnti.
La vita e la conseguente
evoluzione dei banchi, costituiscono un elemento assai variabile; ci sono banchi
“decani” da sempre in quel punto come una cattedrale nel deserto, altri invece
compaiono e scompaiono nel breve volgere di un solo ciclo di mareggiate.
Può
anche capitare di incorrere in una traslazione, vale a dire uno spostamento di
anche 100 o più metri rispetto il punto precedente. Sotto l’aspetto della
fertilità ne sappiamo di più, un banco lo è solo nella prima parte delle sua
evoluzione, successivamente diventa sterile e per questo ingannevole.
Si pensi
al proposito, alle deviazioni di corrente che produce, agli sbarramenti nei
corridoi d’ingresso delle prede, per non parlare poi dell’inganno fine a se
stesso. E’ un deposito dovuto all’onda? No! E’ un banco! Ma di questo spesso ci
si accorge dopo aver allacciato un rapporto intimo di 12 ore sempre con le
stesse esche a mare.
Riconoscerli è quindi importante
In condizioni di mare
calmo, i banchi si presentano come delle chiazze più chiare rispetto alle zone
circostanti, è con il mare mosso che spariscono in mezzo alla schiuma dei
frangenti. Se il banco è isolato la cosa è semplice, le onde infatti, raggiunto
il dosso frangono, per poi ricomporsi e frangono definitivamente sulla riva. Il
problema consiste allorché questa ”mammella” si trovi sulla lontana linea di
frangenza, il che richiede più esperienza e buona vista.
Il mascheramento delle
onde mimetizza completamente la sua presenza, ma ecco come fare:
Un’onda che
incontra il basso fondale, non frange bruscamente, si solleva, si increspa e
lentamente sbianca dal centro verso i lati; la stessa che incontra un banco, non
si comporta allo stesso modo. Il banco è un ostacolo improvviso, l’onda vi
esplode contro producendo degli spruzzi verso l’alto, repentinamente.
Da tutto
ciò, ne consegue che è questo un settore difficile, da evitare, solo se
costretti si può affrontare sui bordi, alla stregua della punta di sabbia,
avviene lo stesso accumulo detritico.
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