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Conoscere il Mare :: I Settori del Surfcasting
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Testo di  Luca De Angelis
Fotografie di  Luca De Angelis
Data Pubblicazione  15/01/2006

Abbiamo già parlato di quanto il disegno del fondo influenzi le onde e le trasformazioni, solo un declivio regolare infatti, produrrebbe un solo grande frangente parallelo a tutta la riva. In questo caso individuare la zona di pascolo sarebbe veramente semplice, si troverebbe infatti in prossimità dell’ultimo frangente, ma la realtà è diversa.

La regola si compone di spiagge molto irregolari, motivo che rende problematico rilevare l’esatta posizione del deposito detritico. Ecco venirci in contro i settori di pesca, che con i loro parametri, ormai gergo comune nel surfcasting, offrono uno strumento indispensabile nella chiave di lettura.

Punta di sabbia, canalone, settore rettilineo, sono i cosiddetti settori primari, in pratica quelli che si affrontano a viso scoperto.
Foce, misto, baia riparata, sono invece soluzioni di ripiego, che aiutano a gestire sia l’eccesso sia la mancanza d’onde.

Ma non è tutto così semplice, poiché a confondere gli occhi ci pensano i banchi di sabbia, in altre parole delle prominenze del fondo (in parte stabili) che deviano il moto ondoso e le correnti.
Li troviamo qua e là, mischiati ai settori, e sono da scartare per la loro congenita sterilità.

Analizziamo ora in dettaglio i Settori

Punte di sabbia
Indirizzando il nostro sguardo lungo la battigia, questi settori si presentano come delle lingue di sabbia che avanzano verso il mare. Sono quindi le prominenze più marcate della spiaggia, e la loro caratteristica è un pendio poco ripido; l’onda scava lungo i suoi bordi ed apporta al centro, riempiendo.
La fertilità superiore è quella proposta dai due lati.

Il Canalone
Accanto alla punta c’è di solito il canalone; si tratta di un settore tra i più ambiti dal surf castman. Osservando ancora la riva di profilo, il canalone si annuncia come una rientranza, una vera e propria ansa. Tra tutti questo settore e contraddistinto da una profondità molto elevata, evidenziata sulla riva da una pendenza molto ripida della scarpa.

Cambiando i punti d’osservazione, e disponendoci frontalmente verso il largo (al centro del canalone) si può notare una larga autostrada tra le onde, dove le onde non sbiancano. Solo sulla riva si raccoglie ed esplode una grande onda, segno di un’energia ancora totalmente integra e non dissipata dal basso fondale; di fatto il canalone e la sua “strada” sono i punti più profondi. E’ facilmente desumibile come l’opera di scavo delle onde sia elevatissima, dovuta sia alla forma della culla (le correnti scavano al centro e depositano ai lati) sia al declivio della scarpa, su cui dapprima si arrampica, successivamente vi precipita una massa d’acqua senza pari.

Il Settore Rettilineo
Questo è il punto più evidente di tutta la spiaggia. La riva è rettilinea ed anche il fondo degrada uniformemente; di conseguenza i frangenti si muovono verso la riva uniformi e paralleli, assumendo l’aspetto di un’unica striscia spumeggiante.

Ma il mare ci ha insegnato che le regole non gli piacciono, e siamo spesso costretti a soluzioni di ripiego per fronteggiare quelle situazioni in cui i settori principali sono inaccessibili

Soluzioni non belle ma utili

Ad esempio, dopo tante onde, suona a controsenso parlare di mare calmo, eppure sappiamo l’italian-surfista ci deve fare la bocca: deve abituarsi, in virtù della giornata di pesca nella giornata comandata; sarebbe bello andare solo quando Eolo ha indetto un concerto per soli “oboe“. La grande festa al sabato può trasformarsi in noia mortale: che si fa?
Si esce o si resta? Se si, ebbene occorre far conoscenza con i settori alternativi.

La Foce
Quando il corso d’acqua dolce stringe la mano al mare, è quello il punto in cui si crea il micro-cosmo, fatto di cefali (le pietanze) e di spigole (i clienti). Rappresenta quindi un ristorantino autonomo, non alimentato direttamente dalle onde, a cui può tranquillamente rinunciare.

Non abbiamo altro da fare che aggiungere una pietanza, bella viva ed arzilla, ed attendere alimentati dalla possibilità del grosso incontro. Al di là di questo ci sono tante altre possibilità, offerte dal continuo brumeggio del fiume o del corso d’acqua dolce; ma vuoi mettere?
Che cosa è una spigola, o una grossa ombrina a confronto di qualche scheggia?

Settore Misto
Questo settore deve il suo nome alle chiazze di roccia (più o meno dense) presenti sul fondo sabbioso. Anche lui possiede il suo habitat, fatto di prede stanziali che, pur non attratte dalle onde, escono sul loro sito per un frugale break-fast. Ci sono tane e piccoli organismi, motivo più che sufficiente per perdere la diffidenza ed uscire in caccia: in questa situazione non vedo perché le nostre esche dovrebbero andare snobbate.

Ma il mare può talvolta essere troppo generoso, ed il troppo (come sappiamo) storpia

Così è una mareggiata forza 7-8, proibitiva per tutte le spiagge, poiché la distanza che separa la riva dall’ultimo frangente diventa irraggiungibile; per non parlare dell’inutilità del tentativo. Ecco quindi un nuovo settore che ci toglie le castagne dal fuoco.

La Baia Riparata
Questa è generalmente una spiaggetta angolata, di anche 90° rispetto il fronte della perturbazione e quindi dalle onde; meglio ancora se incastonata tra uno o due promontori.
La “rifrazione” e cioè la curva a cui debbono sottoporsi le onde, ha come fulcro il promontorio, il quale causa un notevole rallentamento della massa d’acqua in movimento.

Il risultato sarà quindi il cosiddetto “mare riflesso”, un frangente spettacolare e perfettamente parallelo alla riva; per lo più non eccessivamente distante: circa 70-80 metri dalla riva. Una situazione veramente comoda ottenuta (a dispetto) di una altrettanto ostile.

Dedicheremo adesso qualche attenzione all’eterno conflitto interpretativo (e di rapporto) che il surf castman ha con un banco di sabbia

I Banchi di Sabbia
I banchi sono il risultato di un fenomeno d’addensamento del fondo, dovuto ad una netta differenza di sabbia rispetto al rimanente letto della spiaggia.
Una maggiore consistenza e peso, dei grani di cui sono composti i banchi, rende quest’ultimi meno soggetti alle “migrazioni” create dalle correnti.

La vita e la conseguente evoluzione dei banchi, costituiscono un elemento assai variabile; ci sono banchi “decani da sempre in quel punto come una cattedrale nel deserto, altri invece compaiono e scompaiono nel breve volgere di un solo ciclo di mareggiate.

Può anche capitare di incorrere in una traslazione, vale a dire uno spostamento di anche 100 o più metri rispetto il punto precedente. Sotto l’aspetto della fertilità ne sappiamo di più, un banco lo è solo nella prima parte delle sua evoluzione, successivamente diventa sterile e per questo ingannevole.

Si pensi al proposito, alle deviazioni di corrente che produce, agli sbarramenti nei corridoi d’ingresso delle prede, per non parlare poi dell’inganno fine a se stesso. E’ un deposito dovuto all’onda? No! E’ un banco! Ma di questo spesso ci si accorge dopo aver allacciato un rapporto intimo di 12 ore sempre con le stesse esche a mare.

Riconoscerli è quindi importante
In condizioni di mare calmo, i banchi si presentano come delle chiazze più chiare rispetto alle zone circostanti, è con il mare mosso che spariscono in mezzo alla schiuma dei frangenti. Se il banco è isolato la cosa è semplice, le onde infatti, raggiunto il dosso frangono, per poi ricomporsi e frangono definitivamente sulla riva. Il problema consiste allorché questa ”mammella” si trovi sulla lontana linea di frangenza, il che richiede più esperienza e buona vista.
Il mascheramento delle onde mimetizza completamente la sua presenza, ma ecco come fare:

Un’onda che incontra il basso fondale, non frange bruscamente, si solleva, si increspa e lentamente sbianca dal centro verso i lati; la stessa che incontra un banco, non si comporta allo stesso modo. Il banco è un ostacolo improvviso, l’onda vi esplode contro producendo degli spruzzi verso l’alto, repentinamente.

Da tutto ciò, ne consegue che è questo un settore difficile, da evitare, solo se costretti si può affrontare sui bordi, alla stregua della punta di sabbia, avviene lo stesso accumulo detritico.
 



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