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Traina e Meteorologia
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Testo di  Davide Castellano
Fotografie di  Davide Castellano
Data Pubblicazione  12/12/2004

Ci sono alcune condizioni meteomarine particolarmente favorevoli alla pratica di questo tipo di pesca.
In percentuale ci sono molte condizioni inadatte ed è proprio su queste che voglio attirare l’attenzione.
Siamo tutti bravi pescatori, ma per quanto esperti la passione ci frega il più delle volte.

Continuiamo a pescare nonostante con precisione matematica non potremmo mai avere delle abboccate, il fatto di poter passare il sabato e la domenica a mare e quindi avere tempo a disposizione non deve farci abbassare il livello di attenzione all’osservazione dei fenomeni meteorologici e lunari.
La percezione di questi fenomeni e l’applicazione di alcune regole fondamentali ci permettono di ridurre al minimo le possibilità di cappotti totali.

  • Regola fondamentale e basilare: ci devono essere i pesci.

  • Regola fondamentale n° 2: quando si ha una tendenza barica in aumento, quindi non stazionaria, in corrispondenza di bassa marea, possiamo stare a casa se vogliamo trainare in acque basse ( 1,5 – 10 mt.).
    In poche parole, acqua chiara e bassa marea sono l’ideale per un cappotto totale. Se c’è la luna poi, cambiamo hobby.
    In contrapposizione a questo fenomeno però, se la pressione atmosferica è in diminuzione, la marea è montante e la luna o non c’è o coperta dalle nubi, tuffiamoci a pescare perché se si fanno tutte le cose giuste e ci sono i pesci, è fatta.

Come possiamo sapere se ci sono i pesci?
I predatori si muovono in simbiosi con le prede, i famosi pesci esca. La catena alimentare è sempre in movimento; si sposta e si muove in continuazione, a seconda delle stagioni e del termoclino che si viene a creare.

Le calde e calme acque delle zone portuali fanno da richiamo ai banchi di aguglie e cefalotti, piccole vope e sugarelli. Le scogliere sono fonte di cibo e offrono migliaia di tane sicure. La stagione fredda è il momento migliore per pescare sotto costa.

Il vento
Trainare con il vivo quando c’è vento è un problema. Data la bassissima velocità di traina, la barca verrà a seconda della direzione, spostata, frenata, inclinata.
Sarà molto difficile tenerla nella posizione giusta e tenere anche la esche nella posizione giusta.
Le esche subiranno una componente laterale al loro nuoto determinata dallo scarroccio dell’imbarcazione, sembrerà un nuoto innaturale.
Rinunciare a pescare è un segno di maturità, oppure uno stratagemma da adottare è trainare con l’esca morta, calamaro o aguglia. In questo caso la velocità può essere di 2/2,5 nodi e si fronteggia meglio il vento.

  • Regola fondamentale n° 3: I pesci predatori non passano tutta la loro vita a predare, in genere hanno due o tre momenti al giorno di massima attività, la cosiddetta frenesia alimentare (alba, tramonto e ore centrali).
    Al di fuori di questi momenti può succedere di far passare le esche sotto al loro naso e non attaccano. Cercare di far coincidere le pescate con questi momenti è il massimo, tutto può succedere negli altri momenti ma ritengo deleterio l’atteggiamento tipo “alla speriamo” in una.

La Luce
Altro fenomeno importantissimo è la luce. L’osservazione della luce e della sua direzione e altezza è importantissima.

Più il sole è basso (alba e tramonto) e più le ombre sono lunghe, come a terra così a mare. Più le ombre sono lunghe e più ampie sono le zone dove i pesci predatori saranno in agguato.
Quindi potremmo ampliare le nostre zone di esplorazione rispetto alle cigliate o i salti batimetrici. Quando la corrente proviene dalla stessa direzione della luce si ha una situazione eccezionale, anche i pesci esca si riparano dalla corrente dietro le cigliate o lungo le pareti sempre e solo sottocorrente.

Più il sole si alza, più le ombre si accorciano e più la zona dove insistere a pescare si restringe.

Quando il cielo è nuvoloso, così come l’aria anche l’acqua è grigiastra, i colori si neutralizzano e il predone allarga il proprio raggio di azione. Anche il colore dell’acqua ha la sua importanza e al di là della torbidità può assumere diverse colorazioni.
La colorazione è dovuta in parte a fattori meteorologici e in parte alla consistenza e alla qualità del fondale che può essere sabbioso, fangoso, pieno di alghe o roccioso.

L’acqua può assumere diverse colorazioni anche a strati. Lo strato superficiale può essere torbido mentre in fondo c’è l’acqua limpida, difficilmente accade il contrario.
Quando piove l’acqua si intorbidisce a causa del terreno che cola via dalle rocce e dal fango che si riversa a mare dalle foci disegnando a mare delle vere e proprie macchie o linee ben demarcate.
Pescare lambendo la separazione tra l’acqua pulita e quella torbida è cosa buona. Le colorazioni verdognole con la luce naturale del sole mettono in risalto i colori azzurri, vedi il dorso dell’aguglia. Mentre le colorazioni marroncine, sempre con la luce del sole mettono in risalto il nero, vedi dorso del cefalo.
Comunque a mare il colore più attirante è il bianco, vedi ventre dei pesci.

Alcuni pesci come le ricciole vogliono l’acqua pulita e azzurra, altri tipo il serra e la spigola, prediligono le acque torbide.
Un calamaro vivo si vede in qualsiasi colore dell’acqua, la seppia ha il mantello iridescente si vede sempre anche di notte. Anche il gamberetto si vede di notte, grazie ai suoi occhi iridescenti.

Analizzate tutte le condizioni spiegate e capirete molto facilmente che sono più le condizioni inadatte che quelle adatte per praticare la traina con il vivo ma ricordatevi che ci sono delle situazioni meteo che sono adattissime ad altri tipi di pesca, tipo quando dalle nostre parti imperversa lo scirocco e di pescare a traina non se ne parla proprio, ed è in quel momento che ognuno di noi deve tirare il coniglio dal cappello.
Io tiro fuori il mio coniglio, la mia cannetta da spinning e girovago per scogliere e piccole foci a razzolare le spigole.
Utilizzo le esche artificiali o indovinate un po? Un bel cefalotto vivo.


Nella Foto: catture realizzate col cefalotto vivo

Dal prossimo articolo tratterò i pesci singolarmente e le particolarità delle tecniche di innesco e di affondamento dell’esca in funzione dei pesci e dell’attacco che portano.
 



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