Osservando un mappamondo, si notano immediatamente, quelle
enormi distese azzurre che circondano i continenti e che rispondono al nome di
oceani.
Questi ricoprono il 70% dell’intero pianeta, attenzione però
perché parliamo di superficie e non di volume; la profondità media di questa
massa d’acqua, in effetti, è di soli 1500 metri, una distanza che con
un’automobile si percorre in un minuto: gli abissi non sono poi così profondi se
paragonati alla superficie della terra. Se la terra fosse ad esempio un uovo,
pensate che tutti i mari occuperebbero un volume non superiore ad una gocciolina
posata sul suo guscio!
Nonostante l’enorme differenza di volume, questa
“pozzanghera“ regola da sempre la vita della terra, la zona costiera è anche
quella che ci riguarda più da vicino, per tanti aspetti tra cui quello sportivo:
dobbiamo quindi rispettarla e farla rispettare.
A prima vista il letto sabbioso che ci vedrà
impegnati con le canne da pesca, appare come un gran deserto, ma non è così; ben
diverse sono le cose nel substrato. Questo
infatti è abitato da tutta una serie di molluschi,
che rappresentano anche alimento principale per tantissime specie ittiche.
Con le condizioni di mare calmo, tutto ciò è
nascosto sotto un palmo di sabbia: ben lo sanno diverse famiglie di grufolatori
i quali lo raggiungono grazie ad un muso allungato e prensile.
Al contrario, quando le spiagge sono battute dalle onde,
tutti questi organismi sono disseppelliti dalla forza
dei frangenti, trasportati dalla corrente
e depositati nelle zone
d’accumulo.
Durante questo tragitto, cannolicchi, telline, anellidi, sono alla mercé dei
peschi che (consapevoli del fenomeno) lasciano le loro tane e gli habitat di
caccia abituali.
E’ quindi un movimento di pesci
causato da cibo facile, messo in luce dall’opera delle onde;
questo è anche il significato del surfcasting.
Per lo stesso motivo, con la mancanza del frangente, decadono i presupposti
di mangianza e quindi del surf casting inteso come specialità.
Naturalmente il
lavoro dei frangenti sul
fondo, è proporzionato all’intensità del moto
ondoso, la quale è in diretta correlazione alla
profondità della spiaggia.
A parità di forza-mare, si avrà un frangente più
esterno nella spiaggia meno profonda.
Inoltre, la
spiaggia più profonda
possiede la grana sabbiosa più consistente. Da ciò traspare
innegabilmente che, ove si trovi maggiore profondità, l’opera di scavo
necessita di una forza superiore per produrre lo stesso effetto che genera su
una spiaggia bassa.
I fattori che
intervengono nella circostanza sono due: profondità
della spiaggia e consistenza della grana.
La prima l’abbiamo gia esaminata, la seconda si riferisce al
fatto che, per spostare un granello di sabbia di 5mm , occorre un’energia
superiore di quella necessaria a rimuoverne uno di 1mm. Naturalmente il successo
di una battuta di pesca, oltre a questo insieme di fattori concomitanti, dipende
anche dalla fertilità della coltre sabbiosa.
Chi ama guardare il fondo con la maschera, sa benissimo che
le concentrazioni di cannolicchi o di altri organismi, sono circoscritte a
zone ben definite e spesso distanti tra loro; ebbene,
l’azione di scavo sarà fertile se avviene in questi punti,
arricchendo quello che è definito serpentone detritico.
Tradotto in spiccioli, i segnali di pesca
saranno più consistenti se l’esca lavora in prossimità di questi depositi; più
radi se l’insidia è caduta più distante.
Abbiamo già parlato di quanto il disegno del fondo influenzi
le onde e le trasformazioni, solo un declivio regolare infatti, produrrebbe un
solo grande frangente parallelo a tutta la riva. In questo caso individuare la
zona di pascolo sarebbe veramente semplice, si troverebbe infatti in prossimità
dell’ultimo frangente, ma la realtà è diversa.
La regola si compone di spiagge molto irregolari,
motivo che rende problematico rilevare l’esatta posizione del deposito
detritico. Ecco venirci in contro i settori di
pesca, che con i loro parametri, ormai gergo comune nel surfcasting,
offrono uno strumento indispensabile nella chiave di lettura.
Punta di sabbia,
canalone, settore
rettilineo, sono i cosiddetti settori
primari, in pratica quelli che si affrontano a viso scoperto.
Foce, misto,
baia riparata, sono invece
soluzioni di ripiego, che aiutano a gestire sia
l’eccesso sia la mancanza d’onde.
Ma non è tutto così semplice, poiché a confondere gli occhi
ci pensano i banchi di sabbia, in altre
parole delle prominenze del fondo (in parte stabili)
che deviano il moto ondoso e le correnti.
Li troviamo qua e là, mischiati ai settori, e sono da scartare per la loro
congenita sterilità.
Nel prossimo articolo analizzerò nel dettagli i settori
|