Come avevo anticipato alla fine del mio ultimo articolo, oggi voglio parlarvi
della pesca a spinning nelle piccole acque,
cioè quei torrenti o riali montani che
solcano la mia provincia e che sono più o meno simili a mille altri nelle varie
realtà alpine ed appenniniche della nostra penisola.
Ambienti che comunque sono unici sia per la conformazione idrogeologica, sia per
l’amenità dei luoghi di rara e selvaggia bellezza.

Con il passare del tempo, ho imparato ad amare questi luoghi e questa pesca,
fatta di solitudine e sacrificio, di lunghe camminate solitarie a stretto
contatto con la natura. Natura che ogni tanto mi gratifica con incontri
inaspettati: un capriolo all’abbeverata a non più di dieci metri, uno scoiattolo
che mi sbircia dai rami di un albero. Tutto ciò mi rende veramente felice.
Le catture poi sono quasi sempre di qualità (purtroppo anche qui è stato
seminato materiale alloctono) e soprattutto sudate: le trote al minimo sentore
di pericolo, se ne vanno in tana e non ne escono più fino al giorno del
giudizio.

A parte gli scherzi la prima cosa da tener presente è sicuramente il mimetismo e
in seconda battuta il movimento, che deve sempre essere cauto e misurato, così
come la posa dell’artificiale nell’acqua. Qui veramente conta più come
si pesca, piuttosto che con cosa si pesca.
La precisione nel lancio è un’altra dote
fondamentale da mettere in atto, pena il cappotto assicurato.
Le trote che vivono in questi torrenti non vogliono mezze misure, o si pescano
come si deve, o non si vede una coda! Perciò lanci
precisi e limitati nel numero, posa dolce
dell’artificiale cercando di farsi vedere il
meno possibile (è perfettamente inutile lanciare da una postazione
elevata, perché le trote del circondario vi avranno già fatto la foto e …. addio
catture).
A chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di pesca, voglio far notare
un aspetto non meno importante di quello piscatorio, cioè quello della
sicurezza.
In questi posti è meglio andare con un compagno dato che certi torrenti sono
piuttosto impervi e non ci vuole niente a prendere una storta o a fare un bagno
fuori stagione. Se poi siete lontani dall’auto o da un centro abitato, i
problemi diventano piuttosto seri. Pescare qui è piacevole e gratificante, ma se
fatto con raziocinio!!
Passiamo all’attrezzatura che deve essere
leggera ma funzionale: canna in due pezzi da
metri 1.80 a 2.10, con potenza di lancio da 5 fino a 20 grammi,
mulinello adatto per il lancio leggero (un
2000-2500 va bene) con in bobina il solito monofilo
dello 0.22 o in alternativa il trecciato da
10 libbre.
Per finire, come esche l’immancabile rotante
dell’uno o del due (io non disdegno l’uso di rotanti del numero quattro quando
so che in certi torrenti sono presenti delle belle trote), in alternativa il
minnow può rappresentare l’asso nella manica
per raddrizzare una giornata storta.
Voglio sottolineare che per me questa è una pesca d’elite, fatta da chi ama
stare in mezzo alla natura e da chi la sa apprezzare.
Non è importante la quantità o la stazza ma la qualità delle catture, che
naturalmente vanno rispettate e tutelate, rilasciando la quasi totalità del
pescato affinché tutto ciò non venga a mancare.
Spero di avervi suggerito una nuova dimensione della pesca a spinning, fatta si
di sacrifici ma anche di grandi soddisfazioni!
Scuri Gianbattista
Membro Club Azzurro e Nazionale Italiana Spinning da riva
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