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Bolentino di Fondale
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Testo di  Eros Bianchi
Fotografie di  Eros Bianchi
Data Pubblicazione  04/03/2007

Grandi profondità e grandi pesci: questo è il bolentino di fondale. Una tecnica che promette, e spesso mantiene, ottime pescate, fatte di esemplari di taglia e di grande bontà in cucina.

Per non andare incontro a cocenti delusioni, bisogna subito precisare che il successo, oltre all'imprescindibile fortuna, si basa su due precisi aspetti: il luogo giusto e le attrezzature adeguate. È chiaro che in mezzo al mare, magari a decine di miglia dalla costa, non tutti i punti sono buoni; anzi, è più vero il contrario, ossia che poche sono le zone adatte a questa particolare disciplina.

Bisogna perciò trovare una secca, un innalzamento di fondo, una zona rocciosa o detritica, una brusca depressione, una serie di canaloni o fossate. Insomma, un luogo adatto alla vita e all'accrescimento degli esemplari che ci interessano, con in più la prerogativa di essere inaccessibile ai pescherecci a strascico.

Generalmente questi luoghi sono conosciuti, e alcuni addirittura riportati con dovizia di particolari sulle carte nautiche, comprese quelle elettroniche ormai estremamente diffuse sui GPS cartografici. Trovare però il punto preciso dove calare le lenze è il frutto di esperienza e tenacia, con delle inevitabili uscite a vuoto. Uscite a vuoto che non devono scoraggiare, ma solo farci capire gli errori e provvedere di conseguenza.

In questa fase, che possiamo definire di ricerca, è indispensabile un ottimo ecoscandaglio, che individui la conformazione del fondo e le sue principali caratteristiche. Bisogna comunque mettere in conto, lo ripetiamo, tentativi e prove su zone e fondali diversi, sperando in un'abboccata che andrà memorizzata per tornare successivamente in quella posizione e sperare di avere la conferma di aver finalmente trovato il punto giusto.

La tecnica da usare è tutto sommato semplice, ma occorrono degli attrezzi dedicati ai quali bisogna prestare la massima attenzione. Innanzitutto occorre un sistema di recupero, che consiste di frequente in un salpabolentino elettrico. Oltre ad essere solido ed affidabile, deve avere una buona frizione ed una potenza tale da non soffrire neppure nelle condizioni più estreme, rappresentate da un pesce di taglia esagerata o da un incaglio difficile da risolvere.

La bobina avrà una quantità adeguata, quantificabile in circa mille metri, di trecciato da 80 o 130 libbre, che porterà all'estremità inferiore una robusta girella con moschettone. A questo viene agganciato il terminale vero e proprio, costituito da una madre lenza in nylon di diametro non inferiore allo 0.80, con una serie di braccioli collegati con un sistema di snodi indispensabili per scaricare le torsioni.

L'amo, innescato con la sardina o col totano, deve avere una buona robustezza e una misura compresa tra l'1/0 e il 6/0, in funzione delle probabili prede.
Prede che saranno costituite prevalentemente da occhioni, sugarelli, pesci sciabola, naselli e, più raramente, cernie e squali di diverso genere. Ma le sorprese sono all'ordine del giorno, e rappresentano un ulteriore motivo per spingersi al largo a cercare le grandi profondità.

Eros Bianchi
 



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