CARATTERISTICHE GENERALI |
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Generalmente usata da scogliere naturali o artificiali, per
insidiare grosse prede come serra, lecce e lampughe, necessita spesso di vento
alle spalle che possa spingere il nostro palloncino, con esca al seguito, verso
il largo.
In questo articolo vedremo che, in realtà, si può sfruttare per catturare prede
che vanno dal piccolo grufolatore come la mormora al grande pelagico come la
ricciola.
MONTATURA |
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Fortunatamente non dovremo scervellarci troppo per trovare le montature
adatte alle condimeteo del momento o al luogo di pesca, niente tecnicismi
estremi con girelle particolari, clip, mollette sganci rapidi o altro. Si
usano 4 cose: girelle semplici, stopper in gomma, palloncino, amo. Non servono
grosse varianti alla montatura, sia che si peschi con il vivo in superficie, o
a mezz’acqua o con il vento di spalle dalla spiaggia (a parte cambiare
diametro del filo e grandezza dell’amo ovviamente), la montatura è sempre la
stessa, quella riportata nel disegno.
La lenza madre, può variare da uno 0.30 ad uno 0.60, nella quale faremo
passare in ordine uno stopper in gomma, una girella di dimensioni tali da non
riuscire a passarci sopra ed un altro stopper in gomma. A questa girella, che
scorrerà tra i due stopper, legheremo uno spezzoncino di 20 cm a cui poi
collegheremo il palloncino tramite un nodo scorsoio da fissare alla sua base.
Perché questo? Perché il nostro palloncino, una volta lasciato in balia del
vento (bastano anche i pochi secondi che ci mette prima di assestarsi in acqua
) inizia a roteare irregolarmente e creerà garbugli alla lenza madre. Grazie
allo spezzoncino si sfogherà senza toccare la lenza madre e le torsioni
verranno poi scaricate sulla girella.
Il terminale poi, variabile da 1,5mt a 3mt sarà collegato tramite una girella
alla lenza madre. Varierà di diametro da uno 0.30 ad uno 0.80 per le pesche
più pesanti, talvolta anche con un finale d’acciaio se si cercano serra.
Come palloncini, nella maggior parte dei casi, vanno bene quelli usati per le
feste, alti circa 20 cm con una circonferenza di 30. Raramente avremo bisogno
di dimensioni maggiori, alcuni casi possono essere quando si usano grosse
esche vive (come cefali oltre il mezzo kg) o nel caso ci sia poco vento e si
necessiti di dimensioni maggiori per avere più “vela”.
Infine, una volta che il pesce allamato farà la sua prima fuga, se
sufficientemente potente, farà scoppiare il palloncino a causa della
resistenza impressa dall’acqua, avremo quindi un “combattimento” direttissimo
canna - pesce senza intoppi nel mezzo.
Ma ora passiamo all’azione di pesca.
LE CONDI METEO MIGLIORI |
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Sicuramente, per far funzionare tutto nel migliore dei modi,
avremo bisogno di vento da terra da moderato a forte, mare calmo. Solo con
l’utilizzo di pesci esca che per istinto tendono a nuotare verso il largo, tipo
l’aguglia o l’occhiata, si potrà fare a meno del vento. In altri casi la
corrente la farà da padrone.
PESCA DI SUPERFICIE |
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Il modo più classico di utilizzarlo, è per la pesca di superficie, destinato
ai predatori che nei mesi estivi ed autunnali si avvicinano alle coste. Quasi
sempre si usa questa tecnica da scogliere naturali, ma a seconda dei luoghi,
possono andare bene anche spiagge profonde o scogliere frangiflutti dei porti.
In queste situazioni la lenza madre sarà dello 0.40 o 0.50, terminali in
fluorocarbon dal 0.40 in su, con l’aggiunta di 30 cm di cavetto d’acciaio se
la zona è frequentata da pesci serra. Gli ami saranno tra il 2/0 ed il 5/0 nel
caso si utilizzino tranci o totani interi (con esche morte preferisco usare
terminali monoamo), stessa dimensione per il vivo, con l’unica variante che
può aiutare la soluzione di montare due ami in tandem per esche vive molto
grosse.
Le prede saranno le più varie, serra, lampughe, lecce, palamite e barracuda a
seconda dei luoghi che frequentiamo.
PESCA DALLA SPIAGGIA |
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I modi di utilizzo e le prede insidiabili dagli arenili sono davvero tante. Si
può sia fare la classica pesca di superficie sopra descritta, che sfruttare
l’azione trainante del palloncino per far scarrocciare sul fondo esche morte
come totani, seppie o sardine per tentare la cattura di prede tipiche di
questi ambienti come la più ricercata dai SurfCaster, la spigola.
Per fare ciò, avremo però bisogno di molta spinta, serve vento molto forte da
terra, per esempio nelle coste tirreniche le giornate in cui il grecale soffia
con forti raffiche anche per diversi giorni di seguito sono le condizioni
ideali.
Al contrario della pesca ai pelagici con il vivo, dove i migliori risultati si
hanno di giorno, qui il momento migliore sono le ore che vanno da 1 ora prima
del tramonto a un ora dopo l’alba.
L’esca stavolta deve drusciare sul fondo, dobbiamo sistemare l’ultimo stopper
ad almeno il doppio della profondità della spiaggia dove pescheremo, ma anche
esagerare allungando molto la distanza tra palloncino ed amo non guasta!
Useremo una lenza madre dello 0.30 – 0.35 con un terminale da 2 a 3 metri di
diametro tra lo 0.30 e lo 0.40.
L’azione di pesca si svolge sia fermando il palloncino nei primi 40 metri, sia
facendolo allontanare oltre i 100 metri. A queste distanze, non essendo
potenti e scattanti le prede che insidieremo, sarà quasi impossibile vedere le
toccate. Evitiamo quindi di tenere l’esca laggiù per più di 20 minuti, meglio
recuperare e ricalare che tenere una spigolotta allamata oltre i 100 mt per
troppo tempo facendocele magari perdere altre.
Visto che siamo in notturna e ci sarà impossibile poter seguire
l’allontanamento del palloncino si può , prima di gonfiarlo, inserirci dentro
2 starlight accese, ma con un po’ di pratica il contatto visivo sarà una cosa
a cui potremo tranquillamente rinunciare.
Nel caso si volessero usare esche meno selettive, si può optare per anellini
sapientemente innescati come americano o coreano… a questo punto le prede che
potranno abboccare saranno le più varie, ombrine, mormore, orate, occhiate
sugarelli etc.
Non dimentichiamoci infine, che un esca che druscia sul fondo, oltre ad essere
molto catturante, raccoglie anche tutta la sporcizia che può trovare nel suo
cammino. Scegliamo quindi spiagge con fondale completamente sabbioso e libero
da alghe.
PESCA A MEZZ'ACQUA O VICINO AL FONDO |
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Infine siamo arrivati a quella che secondo me, è la pesca che può regalare
le soddisfazioni più grandi. Qui lo scenario è uno solo, scogliere naturali
molto profonde a picco sul mare !
In bobina non scenderei mai sotto ad uno 0.50, oltre che a grandi prede
avremo a che fare anche con l’abrasione della lenza che spesso druscerà sulle
rocce.
In genere, le scogliere migliori sono quelle con fondali oltre i 30 metri, le
prede che cercheremo in questi ambienti sono sia dentici, ricciole e magari
perché no, anche cernie, sia prai e grosse tanute con esche morte.
Il terminale, da 2 a 3 metri, sarà minimo dello 0.60 in fluorocarbon di
ottima qualità per avere maggiore resistenza all’abrasione.
Bisogna sistemare l’ultimo stopper della montatura per far si che l’esca
lavori tra mezz’acqua e ¾ di fondo (serve quindi sapere la profondità della
zona di pesca).
Per far scendere bene e tenere l’esca alla profondità scelta, basta mettere
un piombo a sfera scorrevole tra la girella del terminale ed il primo stopper,
da 50 a 150 gr a seconda di molte variabili, che possono essere intensità
della corrente e grandezza dell’esca viva.
Vista la profondità alta della zona dove lanceremo le esche, a parte
fondali particolari, raramente la zona di pesca supererà i 40 mt da riva. Sono
queste situazione in cui le attese possono essere lunghissime, ma quando
l’abboccata tanto attesa arriverà, tutti i sacrifici saranno abbondantemente
ripagati.
NOTE E
SUGGERIMENTI |
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