E’ la seconda volta che azzardiamo quel laghetto
nell’Alessandrino.
Sappiamo (o meglio, Luca sa, io un po’ meno) che il viaggio potrebbe valere la
candela.
Sono tanti km, più che altro c’è da alzarsi molto presto e prepararsi a tanto
freddo, ognuno di noi ha i suoi impegni lavorativi e familiari e quindi con sto
clima si rischia come minimo un bel raffreddore da cavallo, la strigliata della
moglie, il cazziatone del capo in ufficio ...
La prima volta ci copriamo ben bene, io non faccio in tempo a prevedere la
pioggia e quindi se non fosse per Luca che mi presta una giacca impermeabile a
quest’ora sarei ancora fradicio.
Dopo una mattinata di pioggia più o meno battente ci ritiriamo senza cappotto,
nel senso che una bella salmonata da più o meno 1,5 kg alla fine salta fuori.
Ma torniamo a più o meno una settimana fa:
nevica a Milano, nevica sull’autostrada e sulle statali, danno neve in tutta la
provincia di Alessandria per tutta la giornata e quella a venire.
Siamo d’accordo in sei tra amici e parenti.
Alle 05.30 mando un sms a Luca: “andiamo anche con questa neve?”
Lui risponde “Salti?”
Io: “No! Arrivi?”
Lui: “Si”
Arriva da solo dicendo “solo tu potevi essere così pazzo da non dare forfait
come gli altri, lo sapevo …”
In autostrada è buio pesto e nevica di brutto. L’apertura del lago (sorgivo) è
alle 07.00
Cominciamo la giornata arrivando mezz’ora prima e con il custode che arriva
mezz’ora dopo l’orario.
Sta di fatto che si comincia:
Luca parte subito a spinning (siamo venuti per praticare quasi esclusivamente
questo …) io lo seguo giricchiando intorno al lago sperimentando tutto quello che
mi sono portato dietro.
Nemmeno un segno.
Intanto i soliti anziani portano a riva ogni tanto qualche bell’esemplare da
chilo inventandosi combinazioni improbabili di pastelle, camole, palline di
polistirolo, vermi, bombarde più o meno affondanti ecc.
Il solito tran tran delle cave.
Bisogna stanarle ‘ste maledette … il fatto è che il tutto porterebbe a pensare che
con questo gelo siano a riva (infatti la sondiamo tutta) mentre scopriamo ahimè
che a parte un branco localizzato tra le alghe a 10 metri dalla riva dal solito
anziano che conosce il lago fino all’ultimo nido di uova di pesce gatto (…!) le
restanti sono in centro.
Dato che allo spinning non rispondono, Luca monta la sua magica “pallina gialla
fluo” dell’ultima volta ipotizzando che almeno siano a galla, vista la
lontananza dalla riva!
Zaaaaaaaac! Lo vedo ben piegato e sento che mi chiama a gran voce ma io sto
insistendo a spinning esattamente dall’altra parte del lago. Comunque corro,
poggio la canna, monto il guadino in corsa ma quando arrivo un pescatore a lui
vicino sta già salpando la sua bella trota salmonata da 1,5 kg circa.
Gli faccio
i complimenti del caso, penso che smettere di fumare un anno e mezzo fa non sia
servito ma lui apprezza comunque il gesto atletico, gli batto un cinque anche
nel senso di dargli il cambio (come si fa nel wrestling …) e seguo la sua
montatura. Non ho un galleggiante da lancio ma ho comunque una bombarda
galleggiante e uso quella. Tento la mamma della sua cattura e azzardo uno 0,30
come terminale su amo del 6. O la va o la spacca.
Noto che presso una secca pascolano una dozzina di begli esemplari con in testa
la capo branco che si è guadagnata due piercing (credo 2 mepps rotanti) uno
sulla schiena e uno dietro la testa.
Lancio e muovo lentissimissimamente.
Beh … dopo due sorelle da 1,5 kg la mamma di tutte si suicida sulle mie camole
influenzate e comincia il carosello. Dopo un paio di minuti (0,30 e canna da
surf, mica micio micio bau bau!!!) e altri due di miracoli di Luca per
guadinarla la abbracciamo.
Alla bilancia è 3,5 kg. Il mio record.
Luca mi
immortala e torniamo a casa contenti.
Come sempre; a carniere pieno o a mani vuote. Sempre così. Perché la pesca per
noi, per me è questo …
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