Definire un evento megacappotto è alquanto strano, ma non
saprei con che altro termine esprimere la delusione avuta pescando per un totale
complessivo di più di 24 ore.
Ora vi spiego la mia storia, o forse è megLio dire la mia avventura. Mi reco in
villa Venerdì scorso, pronto per trascorrere un rilassante weekend avendo già
programmato la mia battuta di pesca notturna, pescando a fondo, fissata per il
sabato successivo.
Naturalmente la prima giornata scorre alla grande, e seppur gli impegni della
settimana dopo cominciavano a farsi strada tra i miei pensieri, già qualcosa
divagava nella mia mente.
Quel qualcosa che la notte non mi fece prender sonno peggiorando ancor più il
mal di testa portatomi da Bari (a me serve un nonnulla per crearmi confusione in
testa che mi lascia sveglio fin quando non prendo una decisione).
La domanda era: visto che il mattino seguente ci sarebbe stata una bella scaduta
da maestrale e l'acqua sarebbe diventata di un bel verde scuro o blu chiaro,
vado a pescare a cefali dalla spiaggia?
Gli inconvenienti erano però due: i cefali dalla spiaggia da me frequentata
raramente si fanno sentire ed inoltre avevo come esca solo qualche bustina
scordata nello stanzino della villa, senza contare che tutto ciò mi avrebbe
stressata in una maniera incredibile visto la lunga nottata che dovevo
affrontare la sera di sabato.
La risposta immediata fu no, perché la bilancia pendeva dalla parte
svantaggiosa, ma purtroppo in un mare che sicuramente era torbido e l'acqua
ancora un po' fredda, cosa dovevo stare a fare in spiaggia se non qualche tiro a
pallone?
Se era più limpida inoltre potevo praticare pesca sub (sicuramente più
redditizia, e quasi per certo qualche cefalo o magari una spigola, ma anche
pescando in tana, qualcosa l'avrei tirata fuori), ma questa ipotesi è andata
scemando sempre più.
Al mattino, decido in fretta è furia una seconda volta che fare ed eccomi in
spiaggia, vicino ad un piccolo corso d'acqua sperando che qualche cefalone si
desse da fare a pappare la mia pasta ma sapevo che quest'esca non avrebbe dato i
frutti sperati (nel frattempo pensavo a Giacomo e le sue idee, che sicuramente
possono essere fattibili in un porto o magari sulle spiagge da lui frequentate
ma qui no; comunque le sue parole mi davano un po' più di speranza).
Mentre preparavo pasta e pastura già pensavo all'incedibile nottata a cui mi
sarei sottoposto ......
Dopo qualche altro episodio spiacevole mi accingo a pescare ma mentre preparo la
pasta prendendo un po' d'acqua dal mare un'onda invade la ciotola dove la stavo
lavorando, così ho dovuto creare una palla di pasta per 5 persone per far si che
si indurisse. Pasta e pastura erano a base di formaggio, entrambe dedicate al
cefalo.
Indosso gli stivali e mi apposto sugli scogli, e appena comincio a pescare un
bel cefalone di 500-600 grammi salta ad una ventina di metri da me, ma non mi
esalto più di tanto, perché non è la prima vota che i cefali saltano e io non
pesco un cappero.
In effetti è così, la giornata passa con il galleggiante che va sotto per
effetto della risacca, qualche onda che mi bagna fino alla gola e cefalotti che
ogni tanto saltano come per sfottermi. Più tardi la risacca si attenua e il mare
diventa più limpido (rimpiango per non aver portato muta e fucile), ma intanto è
mio fratello che senza niente entra in acqua, indossando solo maschera e pinne
sperando di estrapolare qualche polpo o magari far fuori una seppia in balia
della corrente.
Mentre lui è dentro, ed io lo invidio, la mia pesca tranquilla e
rilassante non può che assumere sempre più le caratteristiche appena citate.
I
cefali ormai non saltano più (solitamente quando l'acqua è limpida stazionano
sul fondo e allora comincio a sperare un pochettino) e allora cambio posto
appostandomi su uno scoglio altissimo che mi facilita l'azione di pesca. La
giornata si conclude con una serie di affondamenti del mio galleggiante che
probabilmente erano dovuti alle alghe o al contatto con il fondo o magari a
qualche pesce mignon.
Vado in spiaggia, mi levo gli stivali e mio fratello mi dice che esplorando il
fondo, ha trovato in tana una bella occhiata e una mostella mostruosa, e quelle
parole mi fanno rimpiangere di non aver portato il mio fucile.
Ma non dispero molto, perché ho imparato nella mia breve vita, che se scelgo
qualcosa l'ho fatto perché in quel momento la ritenevo più giusta, quindi i miei
rimpianti non erano poi così accentuati.
Comunque ritorno in villa, e dopo aver pranzato e messo a bagno la bobina, mi
accingo a preparare i terminali per la nottata. Di 1.50 metri per un long arm
basso, e di 1 metro per lo scorrevole. Vado a letto nel tentativo di dormire, ma
come al solito non riesco a prendere sonno prima di una battuta di pesca, così
mi alzo dopo 2 ore di agonia.
Ora c'era un altro problema, ed era quello della macchina che a causa di alcuni
problemi non era disponibile per questo si offrono di accompagnarmi in tanti ma
non accetto nessun invito in quanto di principio non voglio che gli altri si
scomodino per un qualcosa che compete solo a me.
Così ritornando un po' ai
vecchi momenti infantili decido di giungere sul posto in bicicletta. Una scelta
ovvia, ma percorrere 7 chilometri con abbigliamento invernale per affrontare la
fresca nottata e con l' abbondante attrezzatura che non aveva nulla a che vedere
con quella dell'infanzia ti portava una stanchezza che riuscivi solo ad
anestetizzare con l'amore per la pesca.
Sotto intanto sono riportate le esche di cui ci siamo riforniti:
Comunque partiamo alle 17.30 circa, arriviamo sul posto dopo poco più di
mezzora, e il mare si presenta con un forte corrente come ricordo delle forti
mareggiate di maestrale.
Tutto faceva presagire ciò che io speravo, e cioè un
gioco di correnti interessante a tarda nottata in quanto era previsto che il
vento si disponesse da quadranti meridionali.
Prepariamo le canne ma certo era ancora presto per pescare, il tramonto era
lontano, ma tutto fece presagire per il meglio quando vedemmo un pesce, in
lontananza saltare che somigliava molto ad un piccolo serra.
Nel frattempo qualche risata tra me è mio fratello e un po' di delusione vedendo
una famigliola che si divertiva a pescare pesciolini invisibili con pezzi di
gambero, come ghiozzi, bavose, sparaglioni e occhiate, ma tutti ripeto molto ma
molto piccoli.
Il padre inoltre si dava un gran da fare per trasmettere la sua esperienza ai
figli, che però erano molto più esperti di lui.
Il figlio più grande riusciva a
lanciare in maniera precisa rispetto al padre e i figli più piccoli intenzionati
a rigettare a mare i pesci venivano puniti verbalmente da quest'ultimo.
CHE SCHIFOOOO, a questo punto in dialetto barese facevo battute indirizzate al
pover'uomo,uno spettacolo raccapricciante.
Prima di pescare parliamo con uno armato di vermara, e gli domandiamo cosa si
prende solitamente in questo posto, e lui ci spiega che le mormore solo nel
periodo autunnale si fanno vive e che solo qualche sparaglione poteva uscire (ma
da ciò che disse in seguito non mi sembrava una fonte attendibile), nonostante
prima di andarsene ci regalò una vermara intera fine, ottima per la pesca da
terra.
Bene, ora almeno il problema delle esche era risolto.
Giunge il tramonto e io metto a mare le due canne posandole ognuna sui
rispettivi picchetti
Mio fratello pesca un bell'esemplare di tracina ragno col muriddu che rigettiamo
a mare dopo accurati tentativi per slamarla senza danneggiarla.
Questa cattura è seguita da piccole sbarre ma poi più nulla. Sulle mie canne
sembrava non esserci anima viva interessata alle mie esche, quindi il tramonto,
ora sublime trascorse con calma.
Dopo il tramonto però sembra, ripeto sembra che qualcosa stia per cambiare, mio
fratello dopo due tremende tocche sulla vermara assiste ad un volo della canna,
a cui segue un veloce strappo, ma nulla. Speravamo in qualche orata, una
speranza che è rimasta accesa fino alla notte.
Verso mezzanotte cambio il terminale scorrevole perché il mare stà attenuando il
suo moto ondoso e lo cambio montando un long arm alto. Purtroppo però
l'alternanza di varie esche e qualche chiacchera non ci offre un granché.
Nella nottata però ci raggiungono un gruppo di pescatori che subito piazzano le
loro canne e uno di loro ci confessa che ritornavano a mare dopo un periodo di
impegni e che era la prima volta che pescavano quest'anno.
Comunque sia sulla vermara riesco a catturare uno sfilatino, un gronghetto dalle
dimensioni minime che subito viene rilasciato:
Fatto sta che assistiamo alla cattura di una mormora sui 200 grammi, e dopo 10
minuti sappiamo che tutti e due avevano catturato oltre alla mormora, anche un
piccolo sarago ed un denticiotto.
Allora io e mio fratello constatiamo che la
posizione migliore era quella orientata verso il mare aperto, noi invece eravamo
appostati verso l'interno di una conca, comunque verso l' 1.30 era previsto il
culmine della bassa così ci prepariamo a passare tre ore di interminabile
tranquillità (i pescatori vicino a noi non erano però informati delle condizioni
di marea perché erano giunti 1 ora prima della bassa, comunque in quell'ora
avevano già catturato tre pesci, meglio di noi rimasti a secco e lì fin dal
pomeriggio).
Dopo aver assistito all'incredibile spettacolo offertoci dalla natura si profila
un rinnovato momento magico sperando in qualche bell'oratozza o perché no in una
mormora, ma oltre a qualche timido movimento del vettino, nulla.
Così il sole fa capolino sulle nostre teste, e i pescatori decidono di muoversi
nello stesso momento, offrendoci tre pacchi di arenicola e 1 di muriddu oltre a
due pacchi di bibi congelati immediatamente regalati ai passerotti.
Ecco quindi l'unica nota positiva della giornata, avere l'esca (da non scordare
l'arenicola) per venerdì prossimo dove sarà una spiaggia il teatro di pesca.
E forse ecco svelato il perché di quelle catture avute grazie all'arenicola o
grazie al posto? Bah ....
I pescatori tutti belli leggeri se ne vanno con la macchina noi invece con le
nostre biciclette dobbiamo trascinarci dietro chili di roba per 7 chilometri di
sofferenza aiutati dal caldo sole della mattina.
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