La Pesca nel Delta del Po: un punto
di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo
Particolare. Unico. Diverso. Il Delta del Po è così. Il fiume e il mare qui
hanno costruito con la loro perfetta alleanza un ambiente irripetibile, fatto di
lagune, di valli, di zone umide dove la flora e la fauna trovano un habitat
prezioso; qui si sono insediate attività che hanno origini antiche e che trovano
nell’”acqua” la loro fonte fondamentale di vita, attività che sono frutto di un
tacito ma stretto patto tra uomo e natura e che hanno determinato la presenza di
realtà socio-culturali radicate e diffuse sul territorio.
La pesca e l’itticoltura valliva e lagunare costituiscono opportunità
straordinarie sotto il profilo economico e sociale per tutta l’area del Delta e
per il Polesine: la molluschicoltura, in particolare, occupa un posto di primo
piano nel panorama dell’acquacoltura nazionale dal punto di vista economico ed
occupazionale ed è una delle realtà di maggior rilievo a livello europeo grazie
ad una produzione di altissima qualità.
La pesca rappresenta una delle attività più importanti della Provincia di
Rovigo, una "azienda" con circa 1900 addetti, dotati di circa 700 piccole
imbarcazioni, che si occupano della molluschicoltura e della pesca nelle acque
interne e salmastre, con un fatturato che si aggira complessivamente intorno ai
40 milioni di euro di produzione.
Oltre ai 1.900 addetti nelle acque interne e salmastre, altri 400 pescatori,
dotati di una flotta peschereccia composta da circa 60 pescherecci e 300 unità
minori, esercitano l’attività in acque di mare.
La pesca si svolge nel rigoroso rispetto dell'ambiente. Il pesce di acqua
salmastra e di mare viene conferito a tre mercati ittici dislocati a Pila, Scardovari e Donada; i commercianti acquistano il prodotto in loco per poi
distribuirlo nei maggiori mercati ittici italiani. La produzione di molluschi è
costituita prevalentemente da vongole e mitili che vengono distribuiti in Italia
e all'estero (con particolare riferimento a Francia e Spagna).
Unico Caso in Italia: un Ente Pubblico, la
Provincia, detiene i Diritti Esclusivi di Pesca
Troppo mutevole la morfologia di questo territorio perché sia possibile
delimitarne in modo certo i contorni, perché sia possibile stabilire in modo
definitivo dove finisce, dove comincia.
In questa particolare realtà la
Provincia di Rovigo, rara eccezione nel panorama nazionale, detiene in vaste
zone lagunari polesane, ai sensi dell’art.100 del DPR n.616/77 i diritti
esclusivi di pesca risalenti ad un Decreto Prefettizio del lontano 1881. “Si
tratta di un diritto che risale al Medioevo, assolutamente superato – spiega
l’Assessore alle Attività Produttive della Provincia di Rovigo Sandro Gino
Spinello – ma necessario nel nostro territorio, dove c’è il rischio che venga
reclamata la proprietà su aree che emergono solo in certi momenti, a causa dei
mutevoli movimenti delle acque”.
La Provincia di Rovigo detiene i “diritti esclusivi di pesca” sulle aree
lagunari comprese tra la foce del Po della Maista e il Po di Goro ricadenti nei
Comuni di Porto Tolle e Ariano Polesine; queste aree sono date in concessione al
Consorzio delle Cooperative Pescatori del Polesine di Scardovari (Porto Tolle –
RO) per lo sfruttamento dei banchi di molluschi esistenti allo stato naturale.
Queste le maggiori lagune interessate: Barbamarco, Basson, Canarin, Sacca ex
isola di Bonelli-Levante denominata “Allagamento”, Sacca degli Scardovari,
Bottonera, acque comprese fra il Po della Pila e la Busa di Tramontana, acque
comprese tra la foce del Po di Goro e lo sbocco a mare del Po della Donzella
comunicanti con il mare in località Bacucco.
Una Qualità riconosciuta in Italia e all' Estero
Nelle aree lagunari comprese tra il Po di Maistra ed il Po di Goro, dove la
Provincia detiene i diritti esclusivi di pesca, il numero di addetti della
molluschicoltura è di circa 1.500 unità, associati in 12 Cooperative riunite nel
Consorzio delle Cooperative Pescatori del Polesine.
Qui l’allevamento dei molluschi, svolto in un’area lagunare di circa 7.000
ettari, ha raggiunto con le sue produzioni di vongole, mitili ed ostriche un
livello eccellente. La produzione media degli ultimi sei anni è stata pari a
circa 2.470 tonnellate di mitili e circa 8.000 tonnellate di vongole.
Tutto il prodotto raggiunge il consumatore dopo aver seguito i processi di
lavorazione e confezionamento nell’impianto di stabulazione del Consorzio
stesso, uno dei più moderni d’Europa. Nell’area lagunare compresa tra il Po di
Maistra e l’Adige, ricompresa nei Comuni di Rosolina e Porto Viro, operano altri
250 pescatori circa associati in circa quindici Cooperative ed in alcune
società.
La produzione ittica polesana è particolarmente rinomata grazie alle sue
caratteristiche qualitative di prim’ordine.
Il livello qualitativo dei pesci pescati e dei molluschi raccolti è
ineccepibile; per la Cozza di Scardovari e per la
Vongola Verace del Polesine,
in particolare, il Consorzio è in attesa certificazione di prodotto
DOP. La
vongola verace del Polesine, la Cozza di Scardovari, nonché il Pesce Azzurro e
l’Anguilla del Delta del Po ed il Cefalo del Polesine, sono già state inserite
nell’elenco dei prodotti tipici e tradizionali del Ministero delle Politiche
Agricole, con proprio Decreto Ministeriale 18 Luglio 2000.
“E’ la peculiarità dell’ambiente salmastro delle lagune del Delta del Po -
spiega il dott. Emanuele Rossetti, Direttore del Consorzio Cooperative Pescatori
di Scardovari - a conferire alla cozza di Scardovari una qualità decisamente
superiore, un sapore particolarmente delicato ed una velocità di accrescimento
sorprendente, tanto che solo dopo otto/nove mesi dalla messa a dimora del seme,
i molluschi hanno già raggiunto la taglia commerciale.
L’alto livello
qualitativo dei nostri mitili, frutto anche della particolare cura prestata
durante le fasi di allevamento dai pescatori polesani, ci ha permesso, in questi
ultimi anni di promuovere il nostro prodotto anche in ambito Europeo. I
risultati ottenuti all’estero sono decisamente buoni tanto che la cozza di Scardovari sta conoscendo un sempre maggior successo proprio sul mercato
francese che è risaputo essere tra i più esigenti, con consumatori molto
preparati ed amanti dei frutti di mare”.
A Scardovari il più grande Impianto di
Depurazione Molluschi d' Italia
Tutti i molluschi raccolti tra il Po di Maistra e il Po di Goro (Comuni di Porto
Tolle e Ariano Polesine) vengono conferiti all’impianto di Scardovari, il più
grande in Italia e uno dei più grandi d’Europa; è il primo del genere in Italia
ad aver ottenuto la certificazione di Sistema di Qualità ISO 9001.
Dotato di
tecnologie all’avanguardia ha capacità depurative di oltre 150 tonnellate di
prodotto al giorno. Unico in Italia, è presente un doppio sistema di depurazione
di molluschi: un primo impianto tradizionale a circuito aperto in vasche
orizzontali e un moderno sistema a circuito chiuso con vasche verticali. In
queste strutture il prodotto viene dissabbiato, lavato, selezionato e preparato
per il successivo confezionamento. Un attrezzato e moderno laboratorio di
analisi è adibito al controllo sistematico del prodotto in tutte le fasi, a
garanzia della qualità e genuinità dei molluschi.
Gli Attrezzi di Pesca: a Difesa dell' Ambiente e
della Qualità
Nelle lagune polesane, contrariamente ad altre zone produttive dell’Alto
Adriatico, la raccolta dei molluschi è sempre stata effettuata esclusivamente
utilizzando la rasca manuale.
Essa è costituita essenzialmente da un cestello metallico (in ferro o in acciaio
inox), formato da tondini distanziati tra loro di due centimetri, da un’asta in
legno o metallo di circa due metri, da un sacco di rete, e da una cinghia.
La rasca viene trainata camminando all’indietro: una larga cinghia, collegata
con cime di traino ai lati della rasca, cinge la vita dell’operatore che
indietreggiando muove ritmicamente il manico del rastrello, favorendo la
penetrazione del sedimento.
Questa metodica di pesca - spiega il
dott. Rossetti - sebbene sia assolutamente
faticosa, con rese di raccolta non molto elevate se rapportate ad altri attrezzi
di pesca, e soprattutto causa di frequenti malattie professionali ai pescatori polesani, è molto importante
per il fatto che determina un basso impatto
ambientale sull’ecosistema e arreca un bassissimo disturbo e stress agli animali
raccolti che pertanto mantengono molto più a lungo elevati standard di vitalità
e freschezza, con tempi di conservabilità del prodotto notevolmente superiori a
quelli provenienti da altre aree.
Recentemente la Provincia di Rovigo ha commissionato al
C.I.R.S.PE (Centro
Italiano ricerche e Studi per la Pesca) uno studio riguardante la
sperimentazione di due nuovi attrezzi da pesca utilizzabili per la raccolta
delle vongole veraci.
Gli obbiettivi della sperimentazione erano quelli di individuare nuovi attrezzi,
ancorché meccanici, compatibili con l’ambiente e la conservazione delle risorse,
che permettessero una minore fatica ed una riduzione delle ore di lavoro, e che
fossero compatibili con le normali imbarcazioni in uso nelle lagune polesane. Da
circa un anno, quindi, a seguito di una favorevole sperimentazione, la raccolta
dei molluschi è consentita anche con le rasche a pompa.
I Punti di Debolezza e gli Impegni della
provincia di Rovigo
Il problema della demanialità delle lagune
Gran parte delle lagune e sacche del Delta polesano, pur presentando oggettive
caratteristiche di demanialità, non sono ancora demanializzate e sono in atto
vertenze legali per il riconoscimento di tale demanialità.
Secondo uno studio che la Provincia ha effettuato, su 5.860 Ha di laguna, ben
3570 Ha risultano proprietà privata. L’art. 28 del Codice della navigazione
recita che sono beni del demanio marittimo: “le lagune, le foci dei fiumi che
sboccano a mare,i bacini di acqua salsa o salmastra che almeno durante una parte
dell’anno comunicano con il mare”.
E’ una situazione paradossale – dice l’Assessore alle Attività Produttive della
Provincia di Rovigo Sandro Gino Spinello – che va risolta e per la quale mi sto
impegnando. Come mi sto adoperando affinché questo settore ritorni ad essere
trainante per il Polesine.
Ma quali sono i problemi da risolvere?
Negli ultimi 5 anni, soprattutto per quanto riguarda le lagune comprese tra il
Po di Maistra e il Po di Goro, l’attività di molluschicoltura ha registrato un
tracollo. Oggi si fatica ad arrivare ai 5/600 euro di reddito mensile.
Ci sono
delle difficoltà strutturali legate a problemi ambientali e in particolare
all’ossigenazione delle lagune. Non dimentichiamo che dei complessivi circa 5200
ettari di lagune date in concessione al Consorzio delle Cooperative Pescatori di Scardovari, la superficie attualmente idonea, così come riscontrato in un
recente studio del Prof. Remigio Rossi dell’Università di Ferrara, è stimata in
poco più di 300 ettari.
Vi è la necessità di ripristinare l’habitat biologico,
attraverso interventi di vivificazione che sono di competenza della Regione.
Questa è la prima, fondamentale azione, e la Provincia dovrà continuare a
svolgere un ruolo di sostegno affinché gli interventi vengano attuati al più
presto. Ma c’è anche un problema legato alle pratiche di pesca. Negli ultimi
anni non c’è stata sufficiente attenzione alla coltivazione, cioè alla semina,
per mantenere e aumentare la quantità e la qualità del prodotto.
Come
Amministrazione abbiamo commissionato delle ricerche ai fini di uno studio di
fattibilità per la valorizzazione e lo sviluppo del settore, in un’ottica di
filiera, che oggi manca. Qui da noi si verifica una situazione paradossale:
abbiamo aziende di trasformazione all’avanguardia a livello nazionale che
lavorano prodotto proveniente da tutte le parti del mondo, tranne quello delle
nostre acque. Su questo fronte dobbiamo lavorare con determinazione, perché
questa è la sfida su cui si gioca il futuro della pesca polesana.
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