Giochi Mondiali della Pesca 2006
Portogallo
9 Settembre - 17 Settembre 2006
In
Portogallo dal 9 al 17 settembre si è svolta la seconda edizione dei giochi
mondiali della pesca. Gli atleti di tutte le Nazioni partecipanti sono
stati dislocati nelle diverse località loro assegnate per disputare i vari
mondiali di specialità.
Le
nazioni partecipanti erano 54, tra le più rappresentative al mondo in termini
alieutico-sportivo. L'Italia era presente con ben 127 atleti di tutte le
specialità (aggiungendo i vari dirigenti al seguito la compagine italiana
sfiorava le 200 persone).
Le 2
prove che caratterizzavano il mondiale di Spinning si sono svolte nelle giornate
di venerdì 15 e sabato 16 settembre ad Arcos de Valdevez, ridente cittadina di
circa 25.000 anime, situata a un centinaio di km da Oporto, esattamente sulle
rive dell'omonimo fiume Vez.
Il
Team italiano di Spinning era composto dal "sottoscritto", da Mori , Muin,
Ferro, Tranquillo e dal CT Zecchi.
Il Vez
non è quel che si dice un classico fiume da trote e soffrendo ancora per la
passata calura estiva, si presentava piuttosto fermo, con acque chiare e
trasparenti, dando l'impressione di essere, vista la sua larghezza (in alcuni
punti anche di una sessantina di metri), un laghetto di pesca sportiva. Date le
condizioni si può capire quanto le trote, anche se di "semina", fossero poco
attive e al contempo molto sospettose verso qualsiasi tipo di artificiale.
Comunque,
dopo le prove libere di giovedì 14, giorno antecedente la prima gara ufficiale,
decidemmo tutti di comune accordo, di usare esche molto piccole (rotanti dal n.
1 al doppio zero, minnows intorno ai 3 cm e ondulanti similari), la novità erano
le esche siliconiche solo da quest'anno ammesse al mondiale.
Venerdì 15 alle ore 9.30, inizia la prima prova e come si sospettava, le
trote sono blandamente reattive, ma alla fine della gara il Team azzurro è primo
con una superba prestazione, 3 primi di settore ed un terzo posto parimerito (il
mio), che ci fa posizionare al vertice della classifica provvisoria con la
nostra diretta antagonista, la Russia, che ci segue a 6.5 penalità di distacco.
Bisognerà tenere duro nella prossima prova e sperare in bene, noi ci crediamo,
siamo pronti.
Sabato
16 alle ore 7.30 ci ritroviamo in sala mensa dell'hotel Ribeira a fare
colazione, aspettando che passino velocemente le due ore che ci separano dalla
gara. Siamo tutti svegli da un bel po', merito della tensione accumulata e di
una notte passata a sistemare gli ultimi dettagli (io e gli altri siamo stati
svegli fino alle 3 a limare ardiglioni e montare fili sui vari mulinelli ed a
elaborare varie strategie da adottare in gara).
Ore 9.30,
finalmente si comincia e la tensione si stempera, lasciando il posto
all'aggressività agonistica necessaria.
Peschiamo
su trote già "bucate", quelle del giorno prima, dato che l'organizzazione
portoghese non ha ritenuto opportuno fare un'altra semina. Oggi si vince il
settore con due pesci, e forse, anche con uno. Cosi è: le trote sono proprio
"inchiodate" al fondo, non cacciano assolutamente ed in ogni settore si pescano
dai tre ai quattro pesci complessivamente. Ci sono una marea di "cappotti" e
purtroppo anche due miei compagni di squadra, pur pescando e impegnandosi alla
grande, incappano nella giornata storta non riuscendo a effettuare nessuna
cattura. Fortuna vuole che sia Ferro, con un primo di settore, che Mori, con un
ottimo secondo posto, sempre di settore, riescono a tenere botta e finiamo la
gara in piedi.
Ci
ritroviamo tutti all'hotel Ribeira, nostro quartier generale, e lì tutti insieme
cominciamo a fare i conti e le eventuali previsioni di un possibile podio. Chi
dice argento, qualcuno azzarda l'oro (me compreso). I dirigenti ci tengono sulle
spine, sospettiamo sappiano, ma fanno finta di non sapere e così la tensione
aumenta fino alle stelle. Si va a fare tutti una doccia e poi a pranzo. Subito
dopo in camera per la vestizione: giacca blù con logo Fipsas, camicia bianca,
cravatta e pantaloni grigio scuro, un paio di eleganti scarpe nere corredano il
tutto.
Partiamo
dall'hotel e sotto gli sguardi incuriositi della gente attraversiamo un buon
tratto di Arcos, arrivando nel parco dove si svolgerà la premiazione finale. Mi
guardo intorno e incrocio lo sguardo di Mori, mio compagno di squadra e grande
amico, lo vedo teso come la corda di un violino, "l'argento è bello" mi dice "ma
speriamo sia oro, ce lo meritiamo". Io concordo e mi metto a sedere su un vicino
muretto.
Inizia
la premiazione, prima a livello individuale poi a squadre.
Oro al russo, argento ad Andrea Ferro.
Scattiamo in piedi a esultare tutti quanti: due anni di fila vice campione del
mondo individuale, non male direi e ciò la dice lunga su questo atleta. Bronzo
ad un'atleta della squadra Ceca.
Ecco, è
il momento della premiazione a squadre:
La
bandiera italiana è in mezzo a quelle di Russia e Republica Ceca:
terza la Russia, seconda la
Republica Ceca, prima l'Italia
e non capiamo più nulla, ci si abbraccia, si ride, grandi pacche sulle
spalle, siamo veramente felici e orgogliosi. Una bella ragazza ci mette al collo
la medaglia d'oro di campioni del mondo e a fatica riesco a trattenere le
lacrime. Parte l'inno e lo cantiamo tutti a squarciagola, orgogliosi di essere
italiani e di avere vinto il primo oro mondiale a spinning.
Campioni del mondo. Nella vita, auguro a tutti di sentirsi cosi, è stupendo.
L'esperienza che ho vissuto sia a livello umano che sportivo mi rimarrà nel
cuore per sempre e credo sia così per tutti noi che vi abbiamo partecipato.
Dietro le Quinte
Quello che scrivo ora è un tributo, un ringraziamento a tutti quelli che con me
hanno partecipato a questa bella avventura, ai miei compagni di squadra, Carlo
Mori, il "maniaco" delle esche siliconiche, Ugo Tranquillo e Muin Giacomo,
grandi agonisti, Andrea Ferro, campione sul campo e in umiltà, al mio CT Claudio
Zecchi che è stato il collante di questa squadra, dandoci sempre buoni consigli
e spronandoci nel momento del bisogno, ai dirigenti al seguito, Francesco
Antonio e Severino Busacchini, che ci hanno seguito palmo a palmo, aiutandoci
con i regolamenti e gioendo con noi per la bella vittoria (che è anche la loro),
alla nostra splendida mascotte, mia figlia Alice, autentico vulcano, a mia
moglie tifosa itinerante al seguito e fotografa instancabile (durante la
premiazione sembrava una macchina fotografica digitale da tante che ne aveva in
mano), al mio ex CT Maurizio Rigatto, è merito suo e della fiducia che mi ha
dato se ho vissuto questa bella avventura.
Per ultimo dedico un ringraziamento anche a me stesso per aver saputo stare in
questo gruppo con umiltà e con merito. Sono convinto che tutto ciò rimarrà con
noi per sempre!
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