Ero un po' sconsolato, avevo
fatto già diverse battute di pesca in Francia ma i risultati erano stati quasi
sempre scadenti.
Il 2004 non era iniziato bene. A peggiorare il mio umore era il fatto che quasi
tutti i miei amici, ultimamente, avevano conseguito delle catture di rilievo sia
a surf-casting che a spinning. Avevo paura di "entrare" in quello che viene
chiamato il "momento negativo" che quando ti prende non ti molla più. I pesci
non mangiano e quando mangiano li sbagli ...
Alle 19 arrivai sulla spiaggia ad Antibes (Francia) e notai che il mare era
liscio come l'olio. Una bonaccia incredibile. Il rischio dell'ennesimo sonoro
capotto era alle porte. Giurai a Betta (la mia compagna di pesca, di vita ma non
di politica ...) che questa sarebbe stata l'ultima volta francese in caso di
scarsi risultati.
Montai le canne da surf, 5 per l'esattezza, con montature bi-amo. L'idea era
quella di prendere almeno qualche mormora per cui decisi di armare 3 canne ad
arenicola, una con americano e l'ultima con il bibi (sperando nel colpaccio).
Con calma feci gli inneschi e lanciai. Dopo circa una mezz'ora provai a
recuperare le canne e mi accorsi che le arenicole erano più belle di prima ...
La serata incominciava male, si stava prospettando l'ennesimo e già annunciato
capotto.
Alle 22 una tracina, poi una
mormoretta, poi un saraghetto tutti pesci veramente piccoli. La desolazione
stava prendendo il sopravvento. Betta vedendo che la serata marcava male si
preparò la tendina e mi salutò. Dopo 5 minuti ronfava come un ghiro ...
Alle 23 le cose non erano migliorate. Il carniere era veramente misero, in
totale 7 pesci ma tutti piccoli. Decisi di cambiare le esche abbondando con
l'arenicola visto anche che mi stava durando molto più del previsto.
Alle 23.30 tutto era immobile per
cui decisi di fare un innesco super, riempiendo un totano intero con un macinato
di sardina. Non che ci credevo, visto anche il mare piatto, ma questo espediente
mi avrebbe aiutato a passare il tempo e a non pensare al costo delle esche. Ero
intento in questo strano innesco quando sentii un rumore secco. Mi girai di
scatto e notai che il pendolino luminoso dell' ultima canna, armata ad
arenicola, era caduto, sbattendo prima sulla canna stessa. Pensai una bella
mormora e mi diressi verso la canna tranquillamente.
La canna era immobile. Aspettai una ventina di secondi sperando in un altra
tocca, ma niente. Decisi di ferrare e subito mi accorsi di avere a che fare con
una resistenza molto sostenuta. Sembrava un incaglio. Iniziai a recuperare
facendo molta fatica, pensai a un mucchio di alghe, quando uno strattone
violento fece sussurrare la canna e poi la frizione del mulinello, come
impazzita, iniziò a cantare.
Capii subito che non si poteva trattare di una mormora. A 100 metri di distanza
con un piombo da 120 grammi una mormora (anche se grossa) si sarebbe sentita a
stento e invece io avevo un treno in canna ...
Iniziai con fatica a guadagnare
metri, pensavo ad una bella spigola ma forse stava tirando troppo. Dopo una
quindicina di minuti (avevo come filo in bobina uno 0.20, terminale 0.22 ed ami
fini da mormora) la preda iniziò a vedersi, era forse a 15 metri. Un attimo di
desolazione mi attanagliò. Vedevo una sagoma molto lunga a galla che mi
ricordava gli innumerevoli gronghi presi sulla stessa spiaggia. Unica differenza
era che questa volta non avevo come esca la sardina ...
Mi fermai a contemplare quello che mi sembrava un grongo quando mi accorsi che
era più largo, con sorpresa capii che si trattava di un altro pesce e che pesce!
Provai a forzarlo ma non voleva venire. Recuperavo a vuoto, la preda non aveva
nessuna intenzione di superare il gradino di risacca. Visto che "lei" non voleva
venire a riva decisi di andare io in acqua a prenderla (se Maometto non va alla
montagna ...).
Mi avvicinai e con l'acqua alla cintola afferrai il pesce. In due secondi era
già spiaggiato sulla battigia.
Lo guardai bene e solo allora mi accorsi che si trattava di un orata. Si l'orata
della vita, quella che forse ti capita solo una volta.
In preda ad agitazione, ansia ed euforismo (forse anche le tre birre ...), e con
le mani insanguinate (gli aculei di una grossa orata non scherzano, provare per
credere) iniziai ad urlare per svegliare Betta. Lei mezza spaventata e mezza
addormentata si diresse velocemente verso di me e quasi inciampando nella
meravigliosa preda esclamò: "mamma mia che grossa!"
Dopo 10 minuti eravamo già in macchina sulla via del ritorno, fieri ed appagati.
Un orata così forse si prende solo una volta nella vita: a me è capitato il
15/5/2004 alle 23.30, serata storica che mai dimenticherò.
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